Rossana Mauri Giornalista e Podcaster intervista Stefano Tessarolo Responsabile divisione Europa in Jeanologia.

Quando parliamo del mondo del denim sappiamo che è tra i settori più inquinanti al mondo.

Tuttavia da molti anni esistono tecnologie e macchinari che permettono di produrre il jeans riducendo enormemente il consumo d’acqua e l’utilizzo di coloranti.

Jeanologia é una delle prime aziende al mondo che ha studiato e prodotto macchinari che lavorano per produrre i jeans con criteri di ecosostenibilità.

Scopriamo Jeanologia e le sue tecnologie con Stefano Tessarolo.

Stefano: Jeanologia è nata 25 anni fa e si è sempre occupata di introdurre nuove tecnologie per la nobilizzazione del tessuto denim.

Sia in fase di produzione del tessuto sia nel finissaggio, cioè l’insieme dei trattamenti che danno al tessuto il colore e l’aspetto finale.

Quali sono le tecnologie che proponete e che funzioni hanno?

Stefano: Essenzialmente le tecnologie che proponiamo hanno l’obiettivo di ridurre o eliminare tutte quelle funzioni che prima venivano realizzate a mano.

Possiamo sintetizzarle così:

Il laser che fa tutte quelle graffiature o rotture che troviamo nei jeans.

L’ozono che riduce i tempi di lavaggio, risparmiando un’enorme quantità d’acqua.

L’e-flow che è una tecnica di nebulizzazione per colorare i tessuti

Queste tecnologie possono essere monitorate da un software che misura diversi aspetti dei consumi.

Come funziona il processo?

Stefano: Il Software EIM che è l’acronimo di Misurazione Impatto Ambientale, è un sistema che monitorizza questi quattro fattori:

  • Consumo dell’acqua.
  • Consumo dell’energia.
  • Consumo dei prodotti chimici.
  • Impatto sulla salute dei lavoratori.

Alla fine del processo di lavorazione il software somma i risultati e crea una sorta di semaforo.

Troveremo indicato in verde il capo green, in arancio il capo non completamente in linea con le norme, e in rosso il capo completamente fuori norma.

Quindi Jeanologia significa Jeans a impatto 0?

Stefano: Riusciamo a ridurre l’utilizzo di acqua da 70 litri per capo prodotto a 0,800 ml.

Inoltre monitoriamo con il software EIM molti altri consumi.

Direi che siamo molto vicini all’impatto 0!

Queste informazioni sono disponibili al cliente finale?

Stefano: Si, molti brand hanno adottato un’etichetta o un codice QR che indica il livello di sostenibilità e come è stato prodotto quel capo.

Per tutti gli altri capi che non hanno queste indicazioni consiglio agli acquirenti di chiedere sempre al commesso o al negoziante quanta acqua è stata usata per produrre quel jeans.

Perché dovremmo farlo? Non credo che il negoziante possa avere una risposta!

Stefano: Infatti, non lo sa!

Ma questo innesca un processo che induce le persone a porsi delle domande e a pretendere delle risposte.

Se tutti lo facessimo, probabilmente i capi non sostenibili resterebbero sugli scaffali.

È un modo semplice ed efficace per sollecitare i brand a produrre capi sostenibili e a dimostrarlo.

Sfide Ecosostenibili 7° Stag. Jeanologia – Jeans a impatto 0
Crediti:

Voci narranti di: Rossana Mauri e Stefano Tessarolo

Musiche di: Raccontipodcast.com

Creative commons

Jeanologia
Innovative technologies for the textile industry